Prima ho omesso volontariamente i risultati siciliani, perchè meritano una riflessione a parte.
Beh, lì ha vinto Totò Cuffaro, è vero, e nessuno discute su quanto deciso dall'elettorato, ma guardando a fondo il responso degli elettori, la vera vincitrice "morale" secondo me è stata proprio Rita Borsellino, che, nonostante una candidatura un po' travagliata e una campagna molto sottotono, è riuscita a contenere la vittoria del presidente uscente, riuscendo anzi a fargli subire un calo di voti di quasi 10 punti percentuali rispetto alle elezioni precedenti.
Un dato politico abbastanza pesante, che evidenzia allo stesso tempo un parziale incremento della coalizione di centrosinistra rispetto alle recenti elezioni politiche. A dimostrazione che ragionando sul proporzionale e non sul maggioritario, la gente è capace di valutare con più attenzione il valore del potere elettorale.
A Roma vince il "modello" Veltroni. A Milano vittoria non proprio netta del ministro "Pay" Moratti. A Torino Chiamparino vince con un risultato "olimpico". A Napoli per la Jervolino un'elezione che è "nu babbà". In sintesi questo il responso delle urne nelle città dove il voto era maggiormente sotto i riflettori. Ma in generale il voto amministrativo, senza grandi sorprese ha riconfermato le alleanze che già erano alla guida dei singoli enti, mettendo a tacere ogni cassandra che prevedeva risultati tali da dare spallate o affossare il neonato governo nazionale.
La vittoria di Roma, è stata la conferma per una scelta di governo che pone la Capitale sempre più lanciata come locomotiva d'italia, con incrementi sia nel settore produttivo e industrale, sia in quello economico, che ovviamente nel turismo. Un "modello Roma" da esportare, che si contrappone ai tentativi maldestri di trasformare l'area romana in una banale metropoli regionale, senza valorizzarne e svilupparne le tipicità.
Il successo della Moratti, scontata più che altro perchè nella roccaforte Berlusconiana, ha avuto dei momenti di vero thrilling, con un risultato flottante che ha fatto temere per più volte il rischio ballottaggio. Evento che se si fosse realizzato, anche con la vittoria al secondo turno, avrebbe comunque significato una sonora sconfitta per le alleanze leghistoforziste. Cmq, un risultato positivo ottenuto da entrambe le parti.
A Torino, il sindaco uscente è stato premiato per un impegno durato ben 5 anni e terminato con le Olimpiadi invernali di febbraio. Una vetrina mondiale nella quale la Torino sabauda e industriale si è rivelata in una nuova veste, più moderna, più accattivante e più europea. In pochi anni è riuscito a far uscire la città dal suo guscio per offrirla al mondo. Un regalo più che altro per i torinesi.
Una Jervolino grintosa invece si è riaffermata a Napoli, città dai caldi colori e dalle forti contrapposizioni. Ha avuto in passato un mandato difficile al termine del quale ha deciso di rimettersi in gioco. I suoi concittadini l'hanno premiata per l'impegno, e per la continuità in un sentiero aspro e difficile iniziato molti anni fa da Bassolino.
Quella di ieri, anche se scivolata via abbastanza in grande silenzio, tra i primi caldi dell'estate imminente e le elezioni per metà del paese, è stata una giornata di quelle che veramente ha fatto la storia.
Papa Benedetto XVI
Foto presa dalla rete
E' un po' complicato da spiegare senza finire in assurde retoriche o banalismi laicheggianti. La presenza di un Papa ad Auschwitz, forse quasi non fa testo, ma il fatto che questo Papa, Benedetto XVI, sia Tedesco, rende la giornata indelebile. I suoi sguardi e i suoi gesti hanno fatto trasparire, dietro a quel velo di ghiaccio che fa parte del suo carattere mitteleuropeo, tutto l'orrore verso il genocidio del popolo ebraico e di tutte le vittime innocenti che intendevano opporsi all'obrobrio nazista. Lui, che come il suo predecessore Giovanni Paolo II ha vissuto in prima persona l'orrore di una guerra infame e folle, con un discorso di grande forza sentimentale ed emotiva, e allo stesso tempo carica di condanna, ha chiesto al mondo, a nome del popolo tedesco, della nazione che gli ha dato i natali, perdono per le colpe di un "gruppo di criminali" che con la violenza ha costretto con la violenza il suo popolo a prendere parte allo sterminio nazista.
Le parole più forti son giunte quando, con la stessa rabbia con cui Paolo VI pronunciò l'omelia per Moro, si è domandato perchè Dio in quei giorni di sangue non fosse stato presente in quei luoghi di martirio. Una affermazione forte, che fa discutere e soprattutto, che non deve far dimenticare MAI quanto accaduto in un passato che da moltissime parti si sta cercando di negare e nascondere.
Un discorso che inaspettatamente è stato letto in italiano. Quasi a rimarcare maggiormente il suo legame forte con il paese che lo ospita, dal quale piano piano sta facendosi contagiare, e che lentamente sta inziando ad apprezzarlo.
Sono giorni come questi che fanno la storia.
E anche questo voto è stato espresso, ho messo la mia crocetta sul lenzuolino azzurro. Come vada è abbastanza scontato, ma dal segreto dell'urna, non si sa mai che sorpresa possa venir fuori. Il caldo potrebbe far iniziare ad ammattire un po' di persone.
Ma lasciamo la parola al popolo.
P.S. per la cronaca, la matita con la quale si vota... SI CANCELLA!!! Non è vero che è "indelebile"
Il 23 maggio di quattordici anni fa era un sabato. Un caldo sabato di maggio nella grande isola ricca di colori, profumi e sensazioni che la contraddistinguono e che puoi conoscere soltanto se ci vivi e se la conosci.
Era un sabato normale, almeno semprava esserlo. Diventò un giorno di riscossa, importante e da ricordare, non per chi voleva compiere una propria vendetta e un atto di forza verso lo Stato, ma per i milioni di siciliani stanchi di dover convivere con un male, un tumore maligno che affliggeva da secoli la loro isola.
Falcone e Borsellino
Foto presa dalla rete
Alle ore 17.59, all'altezza dello svincolo di Capaci lungo l'autostrada Palermo-Trapani, la mafia, in un estremo tentativo di sopravvivenza, fece esplodere 5 quintali di tritolo. Una strage infame, per colpire il simbolo più importante di quella lotta tra mafia e stato. Giovanni Falcone.
Un boato enorme, come un vulcano che scarica la sua rabbia, che per trenta interminabili secondi oscurò il cielo rosso di una sera d'estate, scaraventando in aria le automobili e fagocitando in un'enorme voragine quanto rimaneva dell'autostrada e di chi stava passando. L'esplosione investì direttamente la Croma marrone della scorta con a bordo gli agenti scelti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo. I resti della vetturà verranno ritrovati a circa 600 metri dall'esplosione. La Croma bianca con a bordo Falcone e la moglie Francesca Morvillo, moriranno dopo poche ore in ospedale, rimase seriamente danneggiata e a bordo si salverà solamente l'autista Giuseppe Costanza che sedeva sui sedili posteriori. La terza vettura della scorta è ridotta un ammasso di ferri vecchi, ma dentro i tre agenti sono vivi, feriti ma vivi. Il bollettino di guerra non si ferma qui, nella loro bieca vendetta i boss non si preoccupano della possibilità di coinvolgere innocenti. Rimangono ferite altre venti persone che transitavano in quel momento fra lo svincolo di Capaci e Isola delle Femmine.
E' il primo attentato di una stagione di fuoco messa in atto da una piovra impazzita che voleva provare a tutti i costi a tenere saldo il controllo del potere politico ed economico dell'isola. Dopo Capaci, l'aggressione allo stato proseguì con gli attentati di via d'Amelio a Palermo dove morirono il giudice Borsellino e 5 agenti della scorta e le bombe di Roma, Firenze e Milano. Un colpo di coda da parte di un controstato oramai morente, con azioni violente volte a terrorizzare e condizionare psicologicamente la gente e costringerla ad accettare uno status quo di connivenza e violenze.
L'effetto ottenuto fu completamente il contrario.
Il segnale più forte venne proprio dalla gente, in particolar modo dal caldo cuore dei giovani siciliani. Nacque un nuovo movimento, una forma di rinascita siciliana, di valori liberi contro ogni forma di violenza e di mafia ispirati dalle parole e dal martirio di Falcone e Borselino. Una rivoluzione silenziosa che ha cambiato il volto della sicilia anche attraverso l'impegno e il martirio di don Puglisi e la reazione dei suoi giovani in un quartiere difficile di Palermo come Brancaccio. Una ribellione al sistema mafioso, un voler crescere, per tornare a vivere e riconquistare quelle libertà che i tentacoli di Cosa Nostra gli negavano. Abbiamo ancora negli occhi le immagini del funerale e le forti parole di condanna del cardinale Pappalardo, le lagrime della moglie dell'agente Schifani, la gente, il popolo siciliano che per la prima volta si schierava contro chi per anni l'aveva tenuto sotto il giogo dell'omertà, della connivenza e della violenza.
Falcone scrisse in un libro poco prima di morire "Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande". I siciliani adesso sanno di non essere più soli.
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