In quanto cattolico praticante io mi sento un po' a disagio e in disaccordo su tutto sto parlare di Pacs e cose simili. Che per dargli un nome più simpatico, son diventati Di.Co.
Che dire...
Alla fine con sti Di.Co., e non lo dico solo io, hanno creato una versione light del matrimonio civile, già esistente nella nostra legislazione... però, sarò ottuso, sarò scemo, saranno le pillole. Non ne riesco a capire l'utilità. E lo Ri.Di.Co. Insomma, alla fine abbiamo fatto la nostra solita italianata, che finirà con la solita italianata e altro giro altra corsa.
Ma soprattutto, di tanti problemi che abbiamo in Italia, debito pubblico, servizi che vabbè.... lasciamo stare, un terrorismo extraparlamentare estremistico di destra e di sinistra che serpeggia, una compagnia aerea che stiamo regalando in giro a pizzichi e bocconi, le ferrovie con un buco di investimenti tale da decidere se far circolare i treni o ristrutturare le infrastrutture, noi pensiamo a un problema marginale che su 57 milioni di abitanti, riguarderà si e no, e mi tengo molto largo, 3 milioni di persone.
Il paese sarà impazzito,ma il governo non scheza.
E soprattutto dove sta la differenza dal matrimonio civile o i Di.Co.? Penso che alla fine la procedura e la cerimonia sia la stessa. Le sposine vorranno lo stesso l'abito bianco, però... non spendi nulla di avvocato quando le cose non vanno più? Geniale!!!
Allora bastava abolire o ridurre le procedure di divorzio, e fare come in altre nazioni nelle quali vige un regime teocratico, dove basta scrivere una bella lettera in cui si rinuncia alla consorte (alta considerazione del matrimonio e soprattutto della donna....) e tutto è finito lì.
Poi ci lamentiamo della perdita di valori, di Catania, e della scristianizzazione dell'occidente. Ma siamo seri va!
Almeno la Chiesa Cattolica ci crede e ribatte e insiste sul matrimonio religioso, perchè è uno dei sui sacramenti. Uno dei più importanti perchè presuppone la procreazione e la conservazione della specie. O l'apocalisse è vicina.
Penso abbiate capito il senso del discorso.
Quanto accaduto ieri è ridicolo, assurdo, paradossale, inconcepibile. E Catania è stato soltanto l'ultimo di una fin troppo lunga serie di eventi.
Siamo in guerra e neanche lo sapevamo.
Foto tratta da Gazzetta.it
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E' vero, quanto ho detto va contro la mia profonda morale cristiana, va contro ogni mio concetto di rispetto della vita umana. Ma... ma... ma la rabbia è forte. Diciamo di vivere in democrazia, e viviamo invece in un regime di terrore che non viene dai palazzi del potere, sennò saremmo in dittatura e forse tutto ciò non sarebbe mai accaduto. Tutta questa violenza viene invece dal profondo del disagio sociale e, lasciatemelo dire, mentale. Un pericoloso fuoco che viola ogni libertà umana. Troppa democrazia che sta instaurando una violenta dittatura sociale.
Bisogna avere paura ad andare allo stadio, a frequentare luoghi affollati, a prendere la metropolitana, ad uscire la sera. Perchè chi ci tutela muore, e chi invece dovrebbe pagare per le proprie colpe, anzi, va in giro anche a vantarsene. E poi... e poi, altri decerebrati che osannano la morte di Raciti come una forma di vendetta per la morte di un altro che se l'è veramente cercata, proclamandolo quasi un martire di non so quali ideali folli.
Si può morire per la Fede, ma è inconcepibile morire perchè te lo dicono altri.
Foto tratta da Gazzetta.it
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Il campionato 2006-2007 deve finire qui, nessuno scudetto assegnato, nessuna squadra nelle coppe europee. A pagarne saranno le società e gli ultras onesti, è vero. Ma è anche da loro stessi che deve partire un segnale di repressione. Per allontanare chi va allo stadio per UCCIDERE.
Il calcio potrà riprendere solo dopo un profondo cambiamento, una vera e propria rifondazione. Come in Inghilterra. Dove non esistono recinzioni, il tifo è tifo e non antagonismo e violenza.
Loro ci sono riusciti, sono così più avanti di noi?
Sennò torniamo ai circhi romani. Facinorosi e violenti al centro dell'arena che si massacrano, con licenza di uccidere. Ne rimarrà vivo solo uno. E il pubblico deciderà poi la sua sorte.
Ne sono certo, sugli spalti nessun tafferuglio, il primo che si azzarda finisce nell'arena.
Che giorno triste, vi lascio con una riflessione di Mario Sconcerti: Una notte già scritta
La giornata ancora non volge al termine, ma io sinceramente vorrei essere già due ore avanti. Probabilmente oggi ho già raggiunto il livello di saturazione, come ben evidenzia la mia gambetta in continuo movimento. Evvabbè!
Veniamo nel dettaglio con gli appuntini della giornata.
Una giornata al lavoro piena, con molte cose da sbrigare, anche personali. Convivo con una costante paura di sbagliare e un leggero fastidio per ogni osservazione o puntualizzazione negativa.
Il desiderio più grande e forse anche una tentazione inconscia in queste fasi, è quella di mollare tutto andare via e concentrarmi unicamente alle mie passioni. Rimane sempre però un mai sopito e velato desiderio di abbandonarsi veramente al nulla più assoluto. Conseguenza di tutto questo, un bel mal di testa. E tante cose da fare che si accumulano e devono essere affrontate.
A questa già tranquilla situazione, inseriamoci un errore sul lavoro. Consideriamolo errore, ma la sua valutazione può variare a seconda delle sfaccettature e dei punti di vista. Per me, personalmente, è soltanto la naturale conseguenza di una mancanza di comunicazione tra gli uffici. Ma l'arroganza di terze persone nell'affrontare la situazione, mi suscita rabbia, fastidio, una grande delusione interna legata a nervosismo e un po' di timore per chissà quali effetti possano scaturirne. Errare umanum est, ma a volte sembra che non si debba mai sbagliare. Io ho una intelligenza umana, quando verrò dotato anche di una artiiciale ne riparleremo. Questa situazione scatena in me una voglia, repressa, di reagire, di rispondere a tono esigendo rispetto per la persona oltre che per il collega. Invece nessuna azione, un vuoto mentale e un blocco nella volontà di agire che lasciano cadere così ogni sensazione ed emozione. Che rimangono comunque a covare al mio interno, ingenerandomi nervosimo e fastidio.
Sempre maggiore la voglia di andare a casa.
La giornata è composta da più situazioni e noi siamo pronti a viverle.
Riesco a portare a termine una prima fase di un lavoro ho preso sulle spalle da qualche mese e nel quale sto lavorando da solo. E' una mia piccola creatura e dopo averla fatta crescere, sapere che sta per iniziare a muovere i suoi primi passi, mi da soddisfazione, fiducia e voglia di proseguire lungo quel sentiero. Da condividere purtroppo con altre strade meno piacevoli.
Questa piccola nota positiva mi ridà un po' il sorriso, e mi ha permesso nel frattempo di portare a conclusione alcune piccole cose che mi ero lasciato arretrato. Le montagne da scalare stanno ancora qui davanti, e non credo che oggi affronterò grandi pareti. Al massimo mi porto avanti fino alla fase successiva.
Se nelle prossime due ore non arriva l'Apocalisse.
Nuova sezione dove archivio pensieri e riflessioni così come indicatomi dal medico. Quindi, non vi preoccupate o angosciate per me se leggerete delle mie follie o angosce. O al massimo gioite con me se ci saranno riflessioni felici o di buon umore.
Ma entriamo nella giornata, seguendo lo schema assegnatomi, affrontando Situazioni > Emozioni > Pensieri > Azione.
E' la solita monotona e fastidiosa giornata di lavoro, con i soliti alti e bassi e ghirigogoli stilistici. E troppe cose da fare, a volte senza senso. Forti le sensazioni di fastidio e agitazione, che mi condizionano fortemente sui miei impegni. Primo sintomo di quella sequenza che mi porta poi alla crisi di ansia. Ma cerco di mantenere un po' di autocontrollo. Come conseguenza causa/effetto, ecco che vien fuori un blocco mentale che mi impedisce di lavorare, riflettere o impegnarmi per alcune decine di minuti. con una paralisi lavorativa e forte difficoltà nel ripartire e nel concludere tutto quello che era stato avviato.
Qualche minuto, training, svuoto la mente e passa il blocco, anzi, per alcuni minuti, come un fiume in piena, riesco a riprendere al 100% la gestione del lavoro. Per poi scemare piano piano in attesa che giunga la sera.
Fattore comune che mi accompagna giorno per giorno da alcuni mesi.
E domattina si ricomincia. Vedremo che succederà.
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