Girovagando in rete ho trovato questa cosa curiosa...
Dal vangelo secondo Silvio.
A pagina 154 dell'opuscolo elettorale che il Silvio ci ha mandato a casa c’è una serie di informazioni interessanti, tra cui, quella che colpisce di più la prima.
E’ scritto che nel 2006 il reddito medio degli Italiani è pari a 27.119 dollari, mentre nel 2001 era di 24.670 dollari. Facendo due conti, perciò, risulta che il reddito medio degli Italiani è cresciuto di 2449 dollari. Una domanda sorge subito spontanea, ma perché mi danno le cifre in dollari? C'è gente che ha difficoltà a capire le cifre in Euro, figuriamoci con la moneta di uno stato estero... O forse siamo diventati realmente una colonia americana? Comunque, per capire meglio queste cifre, facciamo un po’ di conti. Facendo un salto su www.uic.it, il sito dell’Ufficio Italiano dei Cambi, traduciamo le cifre in euro. Dunque, il 22 maggio 2001 (il giorno dopo le ultime elezioni politiche), per fare un dollaro ci voleva un euro e 15 centesimi (1,15€), quindi 24.670 dollari (il reddito 2001 di cui si parlava prima), che moltiplicato per 1,15 fa: 28.370,5 euro.
Invece, il 31 marzo 2006, per fare un dollaro bastavano solo 83 centesimi di euro (0,83€), quindi 27.119 dollari (il reddito 2006 che dovremmo avere di media ad oggi), che moltiplicato per 0,83 fa: 22.508,77 euro.
In poche parole, si spacciano le cifre in dollari per far credere che il reddito medio sia aumentato, mentre, invece, di fatto è diminuito di 5861,73 euro. Con la matematica non sono proprio un genio, ma i conti della serva riesco sempre a farli... Ho sbagliato?
Magari adesso avrebbero anche il coraggio di dire che la colpa è dell'euro, che ha deprezzato il dollaro...
Credere a ste favole che ci propinano è veramente da coglioni...
Intanto l'Europa, trainata dall'effetto euro, non sta mica in recessione come l'Italia... Eppure la moneta che si usa è uguale dappertutto...
Ce l'abbiamo fatta. O meglio, ci sono riusciti. Vabbè, mettetela come volete, ma alla fine hanno eletto l'11° presidente della Repubblica. Devo essere sincero che con un po' di fantapolitica pensavo che questa quarta votazione scivolasse via senza elezione per pochi voti, bruciando i nomi, scombussolando i giochi e chiedendo quindi grandi convergenze su un nome ancor più istituzionale.
Invece i ranghi erano ben serrati e non c'era alcuna intenzione di andare per le lunghe. Sotto un certo aspetto, meglio così, in un periodo di forti contrasti istituzionali, con la Cdl che non riesce ad ammettere il risultato politico, anche se a colpi di maggioranza, si sta cercando di dare un'immagine di stabilità e unità alla nazione. Perchè il governo e i presidenti, anche se non votati da metà dei cittadini, sono comunque delegati a rappresentarli nel consesso mondiale.
Ma chi è il nostro nuovo Presidente della Repubblica.
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Giorgio Napolitano, nasce a Napoli il 29 giugno del 1925. Nel 1945 aderisce al Partito Comunista Italiano. Due anni dopo, nel 1947, si laurea in giurisprudenza all'Università di Napoli, con una tesi di economia politica. Viene eletto deputato per la prima volta nel 1953. Esponente della corrente dei cosiddetti miglioristi, nel luglio del 1989 diventa ministro degli esteri nel governo-ombra del PCI da cui si dimette all'indomani del congresso di Rimini. Capogruppo alla Camera dei Deputati del PCI per più mandati, nel 1992 viene eletto Presidente della Camera al posto di Oscar Luigi Scalfaro che divenne Presidente della Repubblica Italiana. Successivamente, Romano Prodi lo nominerà Ministro dell'Interno del suo governo nel 1996. Il 23 settembre 2005 viene nominato, contemporaneamente a Sergio Pininfarina, senatore a vita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Indubbiamente una figura di rilievo nel panorama politico italiano, ma prima di dare un commento od un giudizio, aspetto di vederlo all'opera.
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Acciderbolina che sofferenza, pareva una storia infinita ma ce l'ha fatta, il mortadellone nazionale Romano Prodi ha mantenuto la promessa e c'ha dato il nuovo esecutivo.
Ecco la lista dei ministri:
Da aggiungere i ministri senza portafoglio: Chiti, Nicolais, Lanzillotto, Bonino, Santagata, Pollastrini, Melandri, Bindi.
Alcuni di questi nomi per molti sono anonimi, magari sono frutto di scelte di partito, ma così come 5 anni fa si disse di Berlusconi "lasciamolo lavorare" idem deve valere con Prodi, anche se non si condividono le idee politiche che rappresenta.
La riflessione politica la aggiungo più tardi.
Il 23 maggio di quattordici anni fa era un sabato. Un caldo sabato di maggio nella grande isola ricca di colori, profumi e sensazioni che la contraddistinguono e che puoi conoscere soltanto se ci vivi e se la conosci.
Era un sabato normale, almeno semprava esserlo. Diventò un giorno di riscossa, importante e da ricordare, non per chi voleva compiere una propria vendetta e un atto di forza verso lo Stato, ma per i milioni di siciliani stanchi di dover convivere con un male, un tumore maligno che affliggeva da secoli la loro isola.
Falcone e Borsellino
Foto presa dalla rete
Alle ore 17.59, all'altezza dello svincolo di Capaci lungo l'autostrada Palermo-Trapani, la mafia, in un estremo tentativo di sopravvivenza, fece esplodere 5 quintali di tritolo. Una strage infame, per colpire il simbolo più importante di quella lotta tra mafia e stato. Giovanni Falcone.
Un boato enorme, come un vulcano che scarica la sua rabbia, che per trenta interminabili secondi oscurò il cielo rosso di una sera d'estate, scaraventando in aria le automobili e fagocitando in un'enorme voragine quanto rimaneva dell'autostrada e di chi stava passando. L'esplosione investì direttamente la Croma marrone della scorta con a bordo gli agenti scelti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo. I resti della vetturà verranno ritrovati a circa 600 metri dall'esplosione. La Croma bianca con a bordo Falcone e la moglie Francesca Morvillo, moriranno dopo poche ore in ospedale, rimase seriamente danneggiata e a bordo si salverà solamente l'autista Giuseppe Costanza che sedeva sui sedili posteriori. La terza vettura della scorta è ridotta un ammasso di ferri vecchi, ma dentro i tre agenti sono vivi, feriti ma vivi. Il bollettino di guerra non si ferma qui, nella loro bieca vendetta i boss non si preoccupano della possibilità di coinvolgere innocenti. Rimangono ferite altre venti persone che transitavano in quel momento fra lo svincolo di Capaci e Isola delle Femmine.
E' il primo attentato di una stagione di fuoco messa in atto da una piovra impazzita che voleva provare a tutti i costi a tenere saldo il controllo del potere politico ed economico dell'isola. Dopo Capaci, l'aggressione allo stato proseguì con gli attentati di via d'Amelio a Palermo dove morirono il giudice Borsellino e 5 agenti della scorta e le bombe di Roma, Firenze e Milano. Un colpo di coda da parte di un controstato oramai morente, con azioni violente volte a terrorizzare e condizionare psicologicamente la gente e costringerla ad accettare uno status quo di connivenza e violenze.
L'effetto ottenuto fu completamente il contrario.
Il segnale più forte venne proprio dalla gente, in particolar modo dal caldo cuore dei giovani siciliani. Nacque un nuovo movimento, una forma di rinascita siciliana, di valori liberi contro ogni forma di violenza e di mafia ispirati dalle parole e dal martirio di Falcone e Borselino. Una rivoluzione silenziosa che ha cambiato il volto della sicilia anche attraverso l'impegno e il martirio di don Puglisi e la reazione dei suoi giovani in un quartiere difficile di Palermo come Brancaccio. Una ribellione al sistema mafioso, un voler crescere, per tornare a vivere e riconquistare quelle libertà che i tentacoli di Cosa Nostra gli negavano. Abbiamo ancora negli occhi le immagini del funerale e le forti parole di condanna del cardinale Pappalardo, le lagrime della moglie dell'agente Schifani, la gente, il popolo siciliano che per la prima volta si schierava contro chi per anni l'aveva tenuto sotto il giogo dell'omertà, della connivenza e della violenza.
Falcone scrisse in un libro poco prima di morire "Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande". I siciliani adesso sanno di non essere più soli.
E anche questo voto è stato espresso, ho messo la mia crocetta sul lenzuolino azzurro. Come vada è abbastanza scontato, ma dal segreto dell'urna, non si sa mai che sorpresa possa venir fuori. Il caldo potrebbe far iniziare ad ammattire un po' di persone.
Ma lasciamo la parola al popolo.
P.S. per la cronaca, la matita con la quale si vota... SI CANCELLA!!! Non è vero che è "indelebile"
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