Non c'è cosa che amo di più, specie quando sto in forma, che essere messo alla prova. Ecco, si può dire che fa parte del mio gioco strategico, con un po' di tatticismo, tanta faccia da culo e una innata tendenza all'innocenza più pura.
Adesso mi tengono nuovamente sotto botta, ma reggo bene il fronte, zitto subisco e faccio. l'importante nel frattempo è farsi anche taaaanti affari propri.
Unico vero problema è che ad un certo punto crollo.
E' vero, io dopo sto male, ma dentro di me ci godo perchè qualcuno poi si sentirà responsabile.
So' perverso, vè?
Ora non voglio sembrare quello che sta sempre a lamentarsi e a lagnarsi, ma non va, proprio non va. Adesso stento veramente anche io a riconoscermi. Ok, è vero che a me l'arrivo della primavera porta un'apatia infinita. E' vero che per me questi giorni portano con se ricordi tristi. Ma tutte queste concause non mi avevano mai condizionato così tanto.
Una completa empasse lavorativa e creativa. Sto veramente al 10% di rendimento e non riesco ad avere lo slancio vincente. Una cosa che innesta un circolo vizioso fastidiosissimo che mi deconcentra sempre di più. Mi sembra di vivere in una nuvoletta, quasi isolato dal resto. Anche in ufficio stesso, sto stralunato, nervoso dentro di me e rassegnato nei rapporti interpersonali. Un muro probabilmente sarebbe molto più loquace.
Quello che temo è perdere le redini della situazione, non riuscire più a controllare con il nerbo della mia testa, ogni mia azione, volontà o desiderio. Abbandonandoli al loro destino. O peggio, all'oblio.
Questo è quello che mi si prospetta, l'oblio.
Così come una corda di violino necessita di attenzioni, di essere costantemente regolata del giusto per poter emettere un suono melodico, limpido, cristallino, allo stesso modo la vità ha bisogno di attenzioni, di moderazione e rispetto per poter essere sempre competitivi, ragionevoli e grintosi. Pronti ad entrare nel turbine deglli accadimenti che ci circondano.
Basta che sul violino la corda si allenta un poco, ed ecco che perde tonalità, e diventa stridente, poco armonica. E la vita allo stesso modo diventa scialba, insapore, quasi senza significato ed interessi. Una vita che non riesce più a coinvolgerti e ad attrarti.
Se invece questa corda la si tira troppo, lei si sfibra, si logora, fino a giungere alla rottura. A quel punto, la soluzione è semplice, basta sostituirla e si ricomincia. Nella vita forse è più difficile, quando giungi al punto di massima tensione, quando lo superi arrivando al blackout. Perchè molte, troppe volte sei costretto veramente a tirare al massimo la corda della vita, per cercare di sopravvivere, magari anche alla cosa più stupida e banale, ma che in quel contesto è quasi vitale e lo sforzo per superarlo chiede veramente il massimo dell'impegno.
Solo chi è forte dentro riesce a farcela. Io stasera non ce l'ho fatta.
Adesso. scrivendo, sto riconquistando la mia armonia, rotta la corda e sostituita con una nuova, sto cercando di accordarla per ritrovare la giusta melodia.
Cerchiamo di fare ordine nel mio scaffale mentale... cosa ardua considerando che dopo tre anni ancora non ho sistemato la libreria in camera mia.
Mettiamo da parte gli appuntamenti e gli impegni lavorativi e non, che vanno sistemati in agenda, prendiamo e teniamo da parte le cose care, che andranno sistemate con maggiore attenzione, e concentriamoci sui problemi, sulle situazioni e sui concetti che mi creano confusione e soprattutto convivono in e per essa.
Relazioni interpersonali, escludendo quindi come detto prima quelle familiari, tutto ok con il mondo tranne quando viene a mancare il rispetto, sia come persona che come collega. A quel punto possono scattare varie reazioni. La prima, guidata dall'istinto più selvaggio, con un botta e risposta rapido, a volte acido e pungente, che vuole andare a segno a rischio di innescare la polemica (a questo si aggiunge una faccia arcigna da impunito quasi rissoso), senza però arrivare alle mani, è una cosa che detesto. La seconda, con un po' di sagacia diplomatica, cerca di far cadere la polemica attraverso un gioco di battute, volendo smorzare la tensione ma non ammettendo o accettando comunque la mancanza di rispetto. In questo caso il problema si viene a creare quando dall'altra parte si persevera, situazione che a lungo andare poi mi stanca e mi fa arrivare alla prima reazione. Con una regressione naturale del rapporto interpersonale stesso. Un po' quello che ho vissuto in questi mesi. e che mi ha portato ad adottare la terza reazione, quella che troppo spesso sto adottando quasi per quieto vivere. Ok, va bene, abbozzo e sopporto. Ma fa male, veramente tanto male dentro. E in quest'ultimo caso, se si persevera allora è perfidia da parte dell'interlocutore. Che sul posto di lavoro si chiama "Mobbing".
Ed è in questa ultima reazione che non mi riconosco. Quest'inedia per paura di chissà quali reazioni. Lo so già che il mio futuro è incerto, ma almeno, cerchiamo di viverlo da leoni. Ca$$o!!! E' da qua mi incarto e mi ingroviglio in un vorrei ma non posso, do fiducia e viene tradita, cerco supporto e devo solo accettare quel che mi viene imposto. Solo a pensarlo mi viene naturale la prima reazione.
Poi vengono i rapporti con gli amici, quelli veri, quelli sinceri e le semplici conoscenze. Difficile da posizionarli. Sono una via di mezzo con tutto e tutti. Chi è un fratello, chi una persona cara con la quale magari mantieni un rapporto più distaccato ma c'è rispetto o affetto, chi invece sono io stesso a tenere nell'ambito delle conoscenze, perchè "dai nemici mi guardo io, ma dagli amici mi guardi Dio". E a seconda del grado di rapporto con gli amici discuti, ti ci appicci e confronti. Se serve ti ci confidi e sanno/possono/vogliono darti una spalla, un braccio o una mano a seconda delle necessità.
In ambito familiare e in quello degli affetti invece è quasi scontato che tutto vada indubbiamente meglio. In ogni caso c'è il rispetto e se le cose non vanno si discute e si fa pace. Quindi, il contrasto è quasi un passaggio obbligato per confrontarsi, crescere e capirsi. Non tanto per definire chi comanda, ma semplicemente per chiarire come vanno le cose, come cambia il mondo. Cosa chiede il mondo da noi e come rapportarci con esso. Poi ognuno ha i suoi tempi di reazione. L'intelligenza umana sta in questo, nel saperne capire le tempistiche. E saperle rispettarle. A maggior ragione qusto tipo di rapporti viene tutto posizionato nella posizione di maggior prestigio dello scaffale mentale.
'Sto scaffale però rimane mezzo vuoto, che altro possiamo metterci dentro?
La mia fantasia, la mia capacità polimorfica di adattarmi e affrontare comunque ogni situazione. Andando un po' dove mi porta il cuore e magari ragionando soltanto dopo con la testa. Possiamo poggiarci anche il punto attraversato da infinite rette, magari nello stesso ripiano dove metto i due punti attraversati da una sola retta. Poi il ripiano con la spazialità, senza distanze e confini. E quello dell'istinto, magari che sovrastante ai ripiani dei rapporti interpersonali come a fargli da cappello.
In basso l'agenda con tutte le cose da fare e relativi materiali, i miei hobby e le mie passioni.
Di lato poggio sci e scarponi. Mi sa che la stagione invernale quest'anno è quasi finita. E non è riuscita a darmi che ben poche emozioni, anzi, anche qualche paura.
Mi sa che devo trovare una nuova libreria. O dare un nuovo ordine a tutto. Se riesco a scrollarmi di dosso la stanchezza.
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