Post molto carino preso dal blog di Davidonzo, cliccate e leggete.
Ogni tanto mi pare giusto dedicarmi un po' alle mie donne. Così ieri sera prometto loro di portarle in giro, lasciando piena scelta sul programma. Breve consulto e si decide che la giornata di oggi sarà dedicata all'Umbria, in particolar modo Todi.
Todi - Palazzo del Capitano e Palazzo del Popolo
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Ottima scelta.
Stamane quindi sveglia con comodo, giornata promettente, si sale in macchina e via. Autostrada, telepass e via in direzione Orte. Poco traffico, la linea di mezzavia scorre veloce e il casello arriva in men che non si dica. Nuovamente telepass e via lungo la famigerata E45. Non una strada statale, non una superstrada, non un'arteria di scorrimento. Un campo minato!!! E la miseria quante buche e che fondo stradale dissestato. E meno male che è una dorsale importante soprattutto per il traffico internazionale. Che non gli passi proprio per la testa di metterla a pedaggio, almeno non in queste condizioni.
Ma torniamo alla giornata umbra.
Todi - La salita dell'ascensore verso il centro |
Parcheggiamo in zona Porta Orvietana, proprio sotto il centro storico, che raggiungiamo con un simpatico ascensore/funicolare. Anche a Roma ne servirebbe qualcuno, ma quanto tempo durerebbe integro? Mah!
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Todi - San Fortunato |
Iniziamo a passeggiare per il paese, in un'alternanza tra il moderno e il medievale, seguendo scorci che ci riportano indietro del tempo.
La chiesa di San Fortunato, che visiteremo dopo, Piazza del Popolo, con i tre palazzi medievali del potere civile, Palazzo del Capitano, Palazzo del Popolo e Palazzo dei Priori, e il potere religioso, con il particolarissimo Duomo gotico.
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Todi - Piazza del Popolo |
Todi - Il Duomo
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Dopodichè ci disperdiamo per i vicoli, alla ricerca di scorci e curiosità...
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Todi
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Todi
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Todi - Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo
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trovando qua e là anche qualche "faccina" simpatica.
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Todi - L'interno della torre di San Fortunato |
E gira che ti rigira rieccoci da San Fortunato. Piccola visita all'interno ed ecco che tra di noi gira una voce: "saliamo sulla torre?" Figo, ci sto, 153 scalini, ma senza paura... con uno scoiattolino bianco davanti del quale non riuscivamo a tenere il passo. Bellissimo panorama dalla cima del campanile, le verdi colline umbre, i tetti di Todi e un vento fresco che so già rimpiangerò ad agosto.
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Todi - Panorama dalla torre di San Fortunato
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Todi - Santa Maria della Consolazione
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Si ridiscende, un pranzo veloce e ancora 4 passi in centro.
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Todi |
E cosa c'è di meglio che ritemprarsi con un buon frappè al cioccolato?
Un frappè al cioccolato appunto. In attesa che scocchi l'ora di riapertura dell'ultima visita in programma. Le cisterne romane.
Un mondo sotterraneo interessantissimo e veramente pienissimo di storia. Peccato che è possibile visitare solo 3 cameroni e neanche un condotto.
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Todi - Volta della cisterna romana
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Todi - Cunicoli di collegamento tra le cisterne
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Terminato quest'ultimo giro, ci tocca tornare alla macchina. Breve passeggiata per tornare all'ascensore, ultimo sguardo al panorama verdeggiante, discesa veloce e siamo a bordo.
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La Media valle del Tevere |
Todi - L'ascensore inclinato |
Ma è ancora presto, che facciamo? Deruta, paese delle ceramiche. Il tempo meterologico non ci assiste, un nuvolone nero scarica tutta la sua pioggia proprio su Deruta. Ci rassegnamo ad un veloce giro in macchina e poi via di nuovo lungo la mulattiera E45 verso Orte. Telepass, un po' di traffico domenicale ed eccoci di nuovo nella Capitale a raccontare la mia voglia di viaggiare.
Gionni on the road
Inizio ad odiare giacca e cravatta. Oggi sto alla disperazione per il caldo, tanto da arrivare a fare lo strip in ufficio. Ora sono rimasto in camicia, sbottonandola nei limiti.
Sto veramente soffrendo.
Speriamo che in settimana venga il tecnico dei condizionatori a pulirli.
Per Calimera: una persona accanto a me, non riuscendo a scriverti un commento sul blog, mi lascia detto "la casa che avete preso è un po' come un figlio, sta crescendo piano piano con le vostre cure e attenzioni".
Il 23 maggio di quattordici anni fa era un sabato. Un caldo sabato di maggio nella grande isola ricca di colori, profumi e sensazioni che la contraddistinguono e che puoi conoscere soltanto se ci vivi e se la conosci.
Era un sabato normale, almeno semprava esserlo. Diventò un giorno di riscossa, importante e da ricordare, non per chi voleva compiere una propria vendetta e un atto di forza verso lo Stato, ma per i milioni di siciliani stanchi di dover convivere con un male, un tumore maligno che affliggeva da secoli la loro isola.
Falcone e Borsellino
Foto presa dalla rete
Alle ore 17.59, all'altezza dello svincolo di Capaci lungo l'autostrada Palermo-Trapani, la mafia, in un estremo tentativo di sopravvivenza, fece esplodere 5 quintali di tritolo. Una strage infame, per colpire il simbolo più importante di quella lotta tra mafia e stato. Giovanni Falcone.
Un boato enorme, come un vulcano che scarica la sua rabbia, che per trenta interminabili secondi oscurò il cielo rosso di una sera d'estate, scaraventando in aria le automobili e fagocitando in un'enorme voragine quanto rimaneva dell'autostrada e di chi stava passando. L'esplosione investì direttamente la Croma marrone della scorta con a bordo gli agenti scelti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo. I resti della vetturà verranno ritrovati a circa 600 metri dall'esplosione. La Croma bianca con a bordo Falcone e la moglie Francesca Morvillo, moriranno dopo poche ore in ospedale, rimase seriamente danneggiata e a bordo si salverà solamente l'autista Giuseppe Costanza che sedeva sui sedili posteriori. La terza vettura della scorta è ridotta un ammasso di ferri vecchi, ma dentro i tre agenti sono vivi, feriti ma vivi. Il bollettino di guerra non si ferma qui, nella loro bieca vendetta i boss non si preoccupano della possibilità di coinvolgere innocenti. Rimangono ferite altre venti persone che transitavano in quel momento fra lo svincolo di Capaci e Isola delle Femmine.
E' il primo attentato di una stagione di fuoco messa in atto da una piovra impazzita che voleva provare a tutti i costi a tenere saldo il controllo del potere politico ed economico dell'isola. Dopo Capaci, l'aggressione allo stato proseguì con gli attentati di via d'Amelio a Palermo dove morirono il giudice Borsellino e 5 agenti della scorta e le bombe di Roma, Firenze e Milano. Un colpo di coda da parte di un controstato oramai morente, con azioni violente volte a terrorizzare e condizionare psicologicamente la gente e costringerla ad accettare uno status quo di connivenza e violenze.
L'effetto ottenuto fu completamente il contrario.
Il segnale più forte venne proprio dalla gente, in particolar modo dal caldo cuore dei giovani siciliani. Nacque un nuovo movimento, una forma di rinascita siciliana, di valori liberi contro ogni forma di violenza e di mafia ispirati dalle parole e dal martirio di Falcone e Borselino. Una rivoluzione silenziosa che ha cambiato il volto della sicilia anche attraverso l'impegno e il martirio di don Puglisi e la reazione dei suoi giovani in un quartiere difficile di Palermo come Brancaccio. Una ribellione al sistema mafioso, un voler crescere, per tornare a vivere e riconquistare quelle libertà che i tentacoli di Cosa Nostra gli negavano. Abbiamo ancora negli occhi le immagini del funerale e le forti parole di condanna del cardinale Pappalardo, le lagrime della moglie dell'agente Schifani, la gente, il popolo siciliano che per la prima volta si schierava contro chi per anni l'aveva tenuto sotto il giogo dell'omertà, della connivenza e della violenza.
Falcone scrisse in un libro poco prima di morire "Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande". I siciliani adesso sanno di non essere più soli.
Non poteva mancare un post dedicato ai nipotini senesi. Alcuni di voi già li conoscono, altri li conosceranno per l'occasione, ma ecco a voi i protagonisti.
La ferocissima Nina
Si inizia obbligatoriamente dal ferocissimo lupo bianco: Nina, un concentrato di tenerezza e dolcezza. Gelosissima della sua mamma (guai ad avvicinarsi mentre lei scondinzola intorno), adora tantissimo le coccole di babbo. Si vergogna però di mostrare i denti, anzi, se la incontrate per strada, fate finta di nulla se si intravede un canino, è timidissima.
A seguire ad una lunghezza di coda, il cane a molla, l'erede ufficiale del circo Barnum: Lampo detto Pino. Trovarlo un attimo fermo credo sia matematicamente impossibile. Anche provando a legarlo, sarebbe capace di portarsi dietro tutto. Cane curioso, che butta se può, l'occhio sotto la gonna, ama le zie morbide morbide, accoccolandosi sulle quali va in una particolare forma di estasi.
Nina tra le coccole del babbo
Pino
Ma cambiando stanza, ecco venire incontro la tribù felina.
La fascinosa Picci |
La veterana, la gatta da gossip, sulle cui storie d'amore sono stati versati fiumi d'inchiosto: Picci. Attenti a voi bei giovincelli, dopo le 22 se passate sotto le sue grinfie non ve la passate più liscia. E soprattutto, non toccatele la figlia: Tontina. Su di lei si narrano molte storie, è nata peluche e si è successivamente animata di vita propria, o era gatta e si è impeluchita? Chissà.
Picci e Tontina |
Tontina in posa |
Morgana |
Lo so, c'è da perderci subito la testa per una gatta così, e lei lo sa. Infatti, da brava 'gnotta, ti si arruffiana subito e talmente bene che dopo... non potrai più fare a meno di lei. Impegnatissima nel suo lavoro di accentratrice di coccole, nel tempo libero si dedica al suo hobby preferito, i croccantini.
Morgana in estasi |
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