E anche questo voto è stato espresso, ho messo la mia crocetta sul lenzuolino azzurro. Come vada è abbastanza scontato, ma dal segreto dell'urna, non si sa mai che sorpresa possa venir fuori. Il caldo potrebbe far iniziare ad ammattire un po' di persone.
Ma lasciamo la parola al popolo.
P.S. per la cronaca, la matita con la quale si vota... SI CANCELLA!!! Non è vero che è "indelebile"
Non sono sparito, anche perchè come vedete sui commenti rispondo, però è qualche giorno che non scrivo post, è vero. Un po' per impicci lavorativi in ufficio, e quello è quasi endemico, e un po' perchè sto in perenne fase sperimentale.
Avrete già notato la nuova opzione "Segnala il post via mail" e grazie a Davidonzo, sto testando il suo interessante sistema di moderazione dei commenti. Un altro comando di poco conto lo metto in rete tra qlc ora. Quindi, mi dedico un po' a quello che c'è dietro il blog e poco al davanti. Alla fine voi, miei cari lettori, non noterete grandi differenze, ma molto è stato fatto.
Anzi, se avete consigli, io li aspetto sempre in quantità industriale.
Grazie amici.
Non poteva mancare un post dedicato ai nipotini senesi. Alcuni di voi già li conoscono, altri li conosceranno per l'occasione, ma ecco a voi i protagonisti.
La ferocissima Nina
Si inizia obbligatoriamente dal ferocissimo lupo bianco: Nina, un concentrato di tenerezza e dolcezza. Gelosissima della sua mamma (guai ad avvicinarsi mentre lei scondinzola intorno), adora tantissimo le coccole di babbo. Si vergogna però di mostrare i denti, anzi, se la incontrate per strada, fate finta di nulla se si intravede un canino, è timidissima.
A seguire ad una lunghezza di coda, il cane a molla, l'erede ufficiale del circo Barnum: Lampo detto Pino. Trovarlo un attimo fermo credo sia matematicamente impossibile. Anche provando a legarlo, sarebbe capace di portarsi dietro tutto. Cane curioso, che butta se può, l'occhio sotto la gonna, ama le zie morbide morbide, accoccolandosi sulle quali va in una particolare forma di estasi.
Nina tra le coccole del babbo
Pino
Ma cambiando stanza, ecco venire incontro la tribù felina.
La fascinosa Picci |
La veterana, la gatta da gossip, sulle cui storie d'amore sono stati versati fiumi d'inchiosto: Picci. Attenti a voi bei giovincelli, dopo le 22 se passate sotto le sue grinfie non ve la passate più liscia. E soprattutto, non toccatele la figlia: Tontina. Su di lei si narrano molte storie, è nata peluche e si è successivamente animata di vita propria, o era gatta e si è impeluchita? Chissà.
Picci e Tontina |
Tontina in posa |
Morgana |
Lo so, c'è da perderci subito la testa per una gatta così, e lei lo sa. Infatti, da brava 'gnotta, ti si arruffiana subito e talmente bene che dopo... non potrai più fare a meno di lei. Impegnatissima nel suo lavoro di accentratrice di coccole, nel tempo libero si dedica al suo hobby preferito, i croccantini.
Morgana in estasi |
Il 23 maggio di quattordici anni fa era un sabato. Un caldo sabato di maggio nella grande isola ricca di colori, profumi e sensazioni che la contraddistinguono e che puoi conoscere soltanto se ci vivi e se la conosci.
Era un sabato normale, almeno semprava esserlo. Diventò un giorno di riscossa, importante e da ricordare, non per chi voleva compiere una propria vendetta e un atto di forza verso lo Stato, ma per i milioni di siciliani stanchi di dover convivere con un male, un tumore maligno che affliggeva da secoli la loro isola.
Falcone e Borsellino
Foto presa dalla rete
Alle ore 17.59, all'altezza dello svincolo di Capaci lungo l'autostrada Palermo-Trapani, la mafia, in un estremo tentativo di sopravvivenza, fece esplodere 5 quintali di tritolo. Una strage infame, per colpire il simbolo più importante di quella lotta tra mafia e stato. Giovanni Falcone.
Un boato enorme, come un vulcano che scarica la sua rabbia, che per trenta interminabili secondi oscurò il cielo rosso di una sera d'estate, scaraventando in aria le automobili e fagocitando in un'enorme voragine quanto rimaneva dell'autostrada e di chi stava passando. L'esplosione investì direttamente la Croma marrone della scorta con a bordo gli agenti scelti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo. I resti della vetturà verranno ritrovati a circa 600 metri dall'esplosione. La Croma bianca con a bordo Falcone e la moglie Francesca Morvillo, moriranno dopo poche ore in ospedale, rimase seriamente danneggiata e a bordo si salverà solamente l'autista Giuseppe Costanza che sedeva sui sedili posteriori. La terza vettura della scorta è ridotta un ammasso di ferri vecchi, ma dentro i tre agenti sono vivi, feriti ma vivi. Il bollettino di guerra non si ferma qui, nella loro bieca vendetta i boss non si preoccupano della possibilità di coinvolgere innocenti. Rimangono ferite altre venti persone che transitavano in quel momento fra lo svincolo di Capaci e Isola delle Femmine.
E' il primo attentato di una stagione di fuoco messa in atto da una piovra impazzita che voleva provare a tutti i costi a tenere saldo il controllo del potere politico ed economico dell'isola. Dopo Capaci, l'aggressione allo stato proseguì con gli attentati di via d'Amelio a Palermo dove morirono il giudice Borsellino e 5 agenti della scorta e le bombe di Roma, Firenze e Milano. Un colpo di coda da parte di un controstato oramai morente, con azioni violente volte a terrorizzare e condizionare psicologicamente la gente e costringerla ad accettare uno status quo di connivenza e violenze.
L'effetto ottenuto fu completamente il contrario.
Il segnale più forte venne proprio dalla gente, in particolar modo dal caldo cuore dei giovani siciliani. Nacque un nuovo movimento, una forma di rinascita siciliana, di valori liberi contro ogni forma di violenza e di mafia ispirati dalle parole e dal martirio di Falcone e Borselino. Una rivoluzione silenziosa che ha cambiato il volto della sicilia anche attraverso l'impegno e il martirio di don Puglisi e la reazione dei suoi giovani in un quartiere difficile di Palermo come Brancaccio. Una ribellione al sistema mafioso, un voler crescere, per tornare a vivere e riconquistare quelle libertà che i tentacoli di Cosa Nostra gli negavano. Abbiamo ancora negli occhi le immagini del funerale e le forti parole di condanna del cardinale Pappalardo, le lagrime della moglie dell'agente Schifani, la gente, il popolo siciliano che per la prima volta si schierava contro chi per anni l'aveva tenuto sotto il giogo dell'omertà, della connivenza e della violenza.
Falcone scrisse in un libro poco prima di morire "Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande". I siciliani adesso sanno di non essere più soli.
Inizio ad odiare giacca e cravatta. Oggi sto alla disperazione per il caldo, tanto da arrivare a fare lo strip in ufficio. Ora sono rimasto in camicia, sbottonandola nei limiti.
Sto veramente soffrendo.
Speriamo che in settimana venga il tecnico dei condizionatori a pulirli.
Per Calimera: una persona accanto a me, non riuscendo a scriverti un commento sul blog, mi lascia detto "la casa che avete preso è un po' come un figlio, sta crescendo piano piano con le vostre cure e attenzioni".
La FUTURA briciola di un IMPERATORE
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Pensieri di quotidiana follia
Il Blog di Miki
Una parte di mie vecchie creazioni web
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Mario Giglio e l'Orchestra Siciliana
La torre di babele
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il suo Space e non poteva mancare il suo blog
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