Stamattina, mentre stavo in treno per venire al lavoro, ho usato la testa un po' per pensare, senza lasciarmi troppo distrarre dal paesaggio urbano che percorrevo.
A che pensavo? A tante cose.
Alla grande città, al modo di come ci si aliena socialmente perdendo piano piano ogni forma di interesse verso i rapporti interpersonali. Ai giovani d'oggi, disinteressati al futuro e concentratissimi invece più che mai all'apparenza e al sentirsi qualcuno unicamente se lo sguardo altrui si concentra su te, o magari a tua volta, essere attratto da un tuo "simile". Quando ero ragazzo io, neanche tanti anni fa, si pensava a costruirsi un futuro facendosi una cultura.
E' proprio vero che siamo entrati regredendo nella società dell'apparenza.
E poi tante altre riflessioni e pensieri, tra cui il lavoro, lo studio e pillole di internet. Insomma, 35 minuti di viaggio impegnatissimi.
E tra un pensiero e l'altro, un improvviso controllo biglietti, occasione ghiotta per un'altra valangata di riflessioni.
Su come si crede furba la gente, su quale sia il concetto di legalità diffusa e di rispetto verso la cosa pubblica. I furbi son sempre esistiti, ma 1 euro di biglietto non manda in rovina le famiglie... diamine!!! Quindi, a parte il fuggi fuggi generale degli extracomunitari, quello che mi ha fatto più "impressione" è stato vedere signore di mezza età, di un apperente media borghesia, attendere l'ultimo momento utile per scendere dal treno ed evitare il controllo, cercando così di guadagnare più fermate possibili. Giuro, per un attimo mi sono rivisto la scena di "Febbre da Cavallo" con Montesano e Proietti che per sfuggire alla verifica dei biglietti, ad ogni stazione scendevano e correndo risalivano sull'ultima carrozza.
Abbiamo veramente imboccato la strada del regresso. E ci lamentiamo che ai piani più alti si rubano cifre a 6 zeri e ce lo mettono nel c**o...
Per dovere di cronaca, tre senza biglietto però li hanno pizzicati, ma non credo che verrà mai pagata realmente la relativa multa.
Un viaggio riflessivo, devo stare più attento nei prossimi giorni, se ogni mattina devo impegnarmi così il cervello, arrivo in ufficio più stanco del solito.
Anche la sera tardi, anzi, vista l'ora, quasi a notte fonda i miei pensieri rimangono fedeli compagni.
Ho piacevolmente avuto l'occasione di rileggere un mio racconto scritto tanto tempo fa, quando ancora avevo la forza di trascrivere in parole le mie emozioni.
Per anni sono stato in silenzio, ad osservare, a fare il regista e tralasciando quel compito di protagonista che mi spetta.
E quanto tempo ho lasciato scorrere fino ad oggi senza trasformare i miei pensieri in parole, senza farli diventare racconti.
Forse è giunta l'ora di ricominciare.
Gionni's back, signori si torna in scena.
Oggi finalmente sono riuscito a prenderlo, non male, anche se a parte un leggero restyling interno che nn durerà molto, e la nuova veste esterna, alla fine rimangono sempre le solite scatolette.
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Però il primo impatto mesi fa non fu molto positivo. Mi sono ricreduto.
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Come promesso, la mia ortopanoramica...
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