La differenza tra uno statista e un politico è che il politico pensa alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni.
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Nel fine settimana appena trascorso si sono addensati parecchi eventi e ricorrenze, molti dei quali ingiustamente passati quasi in sordina, ed altri invece a cui si continua a dare troppa rilevanza mediatica.
Penso che già con queste poche parole, molti mi avranno capito, ma oltre a ricorrenze storiche, c'è stata anche la "cultura" con la lunga notte romana.
La kermesse di anniversari ed avvenimenti inzia con una data storica per l'Italia, l'8 settembre 1943, quando quel che rimaneva di una nazione occupata e oppressa,
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Il Corriere della Sera dell'8 settembre 1943 Foto presa dalla rete
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decideva di dare il via ad una campagna di liberazione, cercando di costruire con le sue mani un futuro di pace e democrazia. E' proprio da quella data, con la firma dell'armistizio tre le Forze Alleate e il Governo in carica, che si risveglia il desiderio di libertà ed inizia una lunga e terribile guerra partigiana contro l'invasore nazista. Forze cattoliche, comuniste, liberali e repubblicane, assieme all'esercito e gli Alleati, combattono duramente e con non poche ombre, contro le forze di occupazione e contro la dittatura fascista, che stentatamente e all'ombra di Hitler, ancora cerca di sopravvivere nel Nord e si rende complice di stragi di civili inermi.
Eppure nel 2006 una data così importante per la nostra Repubblica è finita quasi nel dimenticatoio, passata molto semplicemente tra le notizie di cronaca istituzionale. Una mancanza di rispetto verso i nostri padri, i nostri nonni e tutte le persone che nella guerra hanno combattutto e visto morire parenti e amici.
Probabilmente un'amnesia causata dagli strascichi di un MinCulPop di destra memoria che negli ultimi anni ha cercato di attuare un revisionismo storico a volte zoppo e sbilenco.
In ordine cronologico, si arriva alla lunga notte romana tra il 9 e il 10 settembre.
La Notte Bianca. Giunta alla sua quarta edizione, la manifestazione quest'anno non è stata caratterizzata da alcun evento particolare quale black-out o alluvioni varie che ne hanno contraddistinto gli anni passati. Un evento quindi tranquillo, finalmente un successo per Roma e in particolare per Veltroni.
Gli anni passati, son sempre sceso in piazza dalle 19 del sabato fino alle 7 della domenica successiva per vivermi gli eventi, testimone di una notte particolare lungo le strade di Roma con i suoi disagi e le eccezionalità di cui prima, e concludendo il tour notturno con un cornetto e cappuccino al bar dello Zodiaco a MonteMario. Quest'anno invece ho preferito passare il testimone, un po' per stanchezza un po' per mancanza di euforia, importante per reggere bene il peso della notte e vivere con entusiasmo l'evento.
Le critiche alla Notte Bianca ovviamente si sono alzate da più voci, le solite accuse di populismo, di mancanza di programmazione sulle esigenze reali della città per concentrarle unicamente su eventi che con la quotidianità c'entrano ben poco.
Una cosa senza dubbio è vera, la Notte Bianca, NON è una notte dedicata alla cultura.
E' unicamente un vasto contenitore di eventi che non fa cultura, ma permette alla gente di vivere una serata diversa all'insegna della cultura. Una forte contraddizione, ma visti i risultati, vincente.
Questo lungo weekend si è concluso di lunedì, con il quinto anniversario dell'attentato alle Torri Gemelle a NewYork. E anche al Pentagono e del volo United93. Mi astengo da retorismi e sofismi vari. Sono state delle stragi, un momento tremendo e drammatico che ha scosso la mentalità di un popolo e di una nazione che si sentiva invulnerabile. Non potremo mai sapere cosa c'è dietro, quali misteri si celano dietro l'attacco all'America, ma le conseguenze di quest'attentato le stiamo vedendo ancora oggi, con la forte destabilizzazione in atto in Medio Oriente e in tutto il mondo islamico.
Ripeto, è stata una strage, rispettiamo i morti, ma evitiamo di farne l'ennesima americanata. Nella loro drammaticità, tutti gli eccidi meritano di essere ricordati allo stesso modo e con la stessa attenzione.
Non esistono stragi di serie A e stragi di serie B.
"Le domande veramente serie sono solo quelle che possono essere formulate da un bambino. Sono domande per le quali non esiste risposta".
Questa frase del libro di Milan Kundera mi passa e ripassa per la testa. E' proprio vero che sono i bambini a dominare il mondo. La loro innocenza è disarmante, ti lascia senza fiato perchè sanno raccogliere in se tutti i misteri del mondo. E' una innocenza che assume aspetti divini, il loro desiderio di crescere è probabilmente il più grande mistero imperscrutabile del mondo. Il loro essere veri, senza possibilità di interpretazione e senza ambiguità, straccia tutti i veli di una realtà quotidiana in cui siamo immersi. Sono i portatori sani di valori che il mondo moderno sta ponendo sempre di più in secondo piano.
Siamo stati tutti bambini, ma nessuno di noi è più capace di ricordare veramente il senso profondo della nostra anima a quell'età. Se soltanto per 5 minuti l'umanità tornasse tutta bambina, probabilmente non ci sarebbero più sentimenti negativi al mondo, ma solo la speranza in un futuro migliore.
"L'uomo vive ogni cosa subito, per la prima volta, senza preparazioni. Come un attore che entra in scena senza aver mai provato. Ma che valore può nascondere la vita se la prima volta è già la vita stessa?"
Un pensiero che è la conferma di un mio pensiero. Siamo parte di una grande sceneggiatura, nella quale sta unicamente a noi decidere che ruolo averne. Attori o semplici comparse.
Ed è lì, in questa sostanziale differenza di ruoli che si viene a porre la sottile linea tra il vivere la vita o farsi più semplicemente vivere. Essere capaci di decidere. O solamente lasciar decidere gli altri, non per mancanza di responsabilità, ma per inedia, una banale carenza di desiderio di riscatto e di crescita.
Forse è proprio questa "l'insostenibile leggerezza dell'essere".