11ago
So già che non susciterò una guerra, non sono così letto da poter diventare pioniere o promotore di chissà quale campagna moralizzatrice. Però voglio dire quel che penso, in quanto comunque tocca direttamente la mia professione e i miei interessi.
La proposta odierna di Capezzone è l'ennesima conferma del mondo anarchico-radicale che rappresenta. Il cercare in ogni modo l'abolizione dell'ordine dei giornalisti (poi perchè solo dei giornalisti) è per loro quasi un motivo di vita per poter sfuggire così ad ogni tipo di "controllo" e di moderazione delle loro fantasie politiche.
Poi si chiedono e si lamentano in continuazione del fatto che vengono tagliati fuori da ogni forma di comunicazione mediatica.
Ma veniamo nello specifico. L'ordine dei giornalisti rappresenta, come ogni altro ordine professionale, una forma di garanzia e tutela sia per il professionista lavoratore iscritto all'albo, che per l'utente finale, poichè il rispetto di determinate norme e codici deontologici, può garantire la fruizione di una corretta informazione. Nel rispetto ovviamente delle idee politiche e personali.
La proposta presentata oggi, prevede si l'abolizione dell'ordine, ma allo stesso tempo la creazione di una specie di "anagrafe" giornalistica, sotto le dirette dipendenze e controllo del Ministero della Comunicazione. Passando così la professionalità giornalistica da una forma di autonomia garantista, sotto il controllo diretto dello stesso esecutivo. La "carta d'identità" professionale rilasciata successivamente, verrebbe così concessa unicamente al giornalista compiacente, rischiando di lasciare senza lavoro e con un forte bavaglio istituzionale, chi invece ha il coraggio di osservare e intervenire nel rispetto delle regole contro delle realtà e delle situazioni non di comodo, senza giungere a compromessi di potere.
Guarda caso la storia insegna che le grandi, ma anche le piccole dittature, hanno sempre abolito ogni forma di autogoverno e autocontrollo professionale, soprattutto nei settori di maggiore impatto sulla gente, per potersi garantire ed esercitare così un controllo totale sul mondo economico e sociale.
Invece la presenza dell'ordine garantisce nella sua autonomia questo, la libertà per il giornalista di compiere il suo lavoro, cioè informare, illustrare, spiegare e perchè no, anche scoprire. Ma soprattutto, l'ordine stesso garantisce che la notizia sia elaborata e fornita nella correttezza delle regole. Facendo un esempio banale, senza l'albo professionale, le migliaia di blogger sulla rete potrebbero sentirsi giornalisti senza averne titolo o ancor peggio, capacità. Offrendo così una informazione errata, distorta, manipolata e quindi falsata in ogni suo angolo. E con la creazione della " Carta d'identità" professionale, si renderà possibile mettere un controllo quasi totale sul quarto e quinto potere.
Mussolini era un pivello in confronto...
Che dire, un salto nel futuro. Del silenzio mediatico e dell'anarchia della comunicazione. Prepariamoci ad un nuovo referendum.
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