02ago
Non è facile a distanza di 26 anni, parlare di una delle pagine più nere della storia d'Italia. Una strage di 85 cittadini innocenti sulla quale è sempre più difficile comprenderne la verità e i misteri che si nascondono dietro. Dopo ventisei anni, è ancora fitta la nebbia sulle reali responsabilità e sul movente della strage alla stazionedi Bologna.
Il 2 agosto 1980 era una giornata d'estate come tante, nel periodo delle grandi ferie italiane. La vita nella stazione di Bologna trascorreva nella più assoluta quotidianità, affollata di turisti e persone in partenza o di ritorno dalle vacanze, con i grandi treni nazionali e internazionali che caricavano e scaricavano passeggeri e turisti e i treni locali per la riviera romagnola che si affollavano di amanti del mare.
Alle ore 10,25 una bomba composta da una miscela di tritolo e T4 esplose con una potente deflagrazione nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione, investendo tutto ciò che si trovava nelle vicinanze e provocando il crollo delle strutture delle sale d'aspetto di prima e seconda classe, dei sovrastanti uffici e travolgendo il primo binario con i treni in sosta.
Lo scoppio dissolse in un istante i destini di persone provenienti da 50 città diverse italiane e straniere. Dopo alcuni lunghissimi secondi di silenzio irreale, si mise in moto immediatamente una gigantesca macchina di soccorso e assistenza per le vittime, i sopravvissuti e i loro parenti.
Simbolo della tragedia divenne, oltre allo squarcio nella sala d'aspetto della stazione, il bus numero 37 trasformato in un carro funebre, a bordo del quale vennero ricomposti i primi corpi estratti dalle macerie ed che iniziò una drammatica spola tra il luogo della strage e gli ospedali.
L'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini, giunto nel pomeriggio a Bologna, incontrando i giornalisti non nascose lo sgomento rilasciando solo una secca dichiarazione "Signori, non ho parole, siamo di fronte all'impresa più criminale che sia avvenuta in Italia".
Dietro quel massacro, nel quale rimasero uccise 85 persone, è ancora scontro tra storici, esperti e politici.
Fu un atto di terrorismo interno legato all'eversione e allo stragismo politico, un'azione di forza da parte dell'organizzazione terroristica internazionale del gruppo Carlos, o come invece ha sostenuto di recente Cossiga, all'epoca presidente del Consiglio, fu una ritorsione nei confronti dell'Italia da parte del Fronte Popolare palestinese di Habbas, riguardo particolari accordi segreti non rispettati tra il governo italiano e la resistenza palestinese.
La Lapide e lo spacco nella sala di aspetto.
Foto presa dalla rete.
E cosa c'è di vero riguardo la grande ombra della Cia, che attraverso la P2 avrebbe depistato le indagini e coperto gli esecutori della strage con la complicità dei servizi segreti deviati.
Fattore comune di tutte queste indagini è uno solo. Ottantacinque vite spezzate, più di 200 persone che portano sul proprio corpo o dentro di se il ricordo di questa tragedia. La mancanza di un movente specifico e nessun colpevole. Un fitto mistero che lascia un enorme vuoto nel desiderio di giustizia di chi da quella mattina del 2 agosto 1980 ha visto sconvolta la propria vita.
Si ringrazia www.stragi.it per le notizie
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