20feb
Devo essere sincero, la sera di venerdì mi ha colto particolarmente stanco. Dopo tre giorni di lavoro abbastanza pieni e con la previsione di un post weekend da delirio, serpeggiava dentro di me il pensiero malsano di un fine settimana da trascorrere sicuramente sballato nelle sue previsioni. E per giunta, di testa mia, per vedere che succedeva, nonostante il medico mi avesse prescritto di non interrompere la cura, avevo sospeso la pasticchetta serale.
E infatti già sabato mattina le cose mettono male, i due/tre impegni da fare saltano inesorabilmente unoa ad uno, senza appello e senza possibilità di rimediare. Amen, non ne faccio un dramma anche se le sto rimandando da fin troppo tempo. Mi riprogrammo il pomeriggio, mentre nel frattempo si inserisce come un fulmine a ciel sereno un modem/router capitato nelle mani sbagliate. Ok, almeno per la serata ho una certezza. Decido quindi di soddisfare il desiderio materno di fare un giro in centro e di cercare un negozio che ha in vendita quelle benedette polveri per la terza cottura. Quest'hobby per la ceramica la impegna, ma a volte la fa diventare paranoica.
Ne approfittiamo e ci incontriamo che con gli zii, ci si fa due chiacchiere, qualche pettegolezzo, una bella passeggiatona e il tempo vola in fretta.
Piccola nota di margine, a Roma la Nespresso ha fatto un successone, c'era la fila al negozio di San Lorenzo in Lucina. Rassegnati e senza cialde si torna a casa, mi aspettano per trasferirci in zona operazione. Ho un bel modem/router che mi aspetta, tutto caldo e tutto wireless. Quattro chiacchiere, una cena veloce e inizia l'impari lotta tra l'uomo e il computer, tra l'intelligenza umana e la deficenza digitale.
Il risultato finale neanche ve lo dico, è quasi scontato, anzi... sotto un certo aspetto ho messo in rete una tripletta, accesso, routing interno lan e w-lan e per finire condivisione file e stampanti.
Stanco e ad ora tarda rientro a casa. Incerto e convinto che la mattina dopo avrei affrontato un'altra sfida. La VERA sfida della settimana. Torno in pista, ma questa volta per essere protagonista. Si va a Roccarso, non mi interessano le ore di viaggio, la strada di montagna, la difficoltà di parcheggio. Voglio riaffrontare la pista, ma stavolta in modo serio.
Il programma della giornata prevederebbe la partenza alle ore 7. Col piffero!!! Alle 7 sono ancora sonnecchiante nel letto e getto uno sguardo fuori dalla finestra. A Roma il cielo è uggioso e il mio termobarometro interno, mi da il tempo molto instabile. Mia madre tenta in ogni modo di farmi desistere, ma sento crescere la convinzione in me che sarà una grande giornata. Mi alzo, mi preparo in tenuta da sci (l'omino della Michelin...), rimetto nella sacca gli sci dopo avergli dato una rapida sciolinata a freddo e via. Alle 8,10, con il navigatore puntato verso l'Aremogna, inizia il viaggio. Autostrada tranquilla, anzi, durante il viaggio aumenta la voglia di sci e un leggero sole che fa capolino tra le nuvole mi incoraggia ulteriormente.
FInalmente a destinazione. Non è la neve degli anni scorsi, ma la situazione non è malaccio. Ok, preparazione, scarponi, guanti, casco. Pronti, si fa il giornaliero, sci ai piedi e si comincia.
Le gambe ci sono. Devono un po' scaldarsi, riabituarsi alla neve, ma ci stanno, reagiscono. La paura iniziale che mi aveva accompagnato la volta scorsa si dissolve.
Inizio a ristudiarmi le piste, a scegliere i percorsi. Voglio rifarmi subito la 7, una bella pista lunga, nel bosco, con curve e cambi di pendenza. Sarà il mio banco di prova. E per arrivarci un po' di skilift ci sta bene. Nel silenzio, trainato da una fune, sentire lo sci che scivola sulla neve, immersi nel silenzio e nella tranquillità, mi da euforia. Sto bene. Benissimo. Un crescendo di emozioni e di concentrazione. Neanche stessi facendo una finale di slalom gigante.
Arrivo in cima, lascio il piattello e mi guardo gli sci... le punte puntano (wow... ) dritte verso la discesa. Vado. Ed è un susseguirsi di evoluzioni, provo lo scodizolo, gamba e lamina stanno sulla neve, è quasi perfetto. Forzo con un po' di carving largo andando pian piano a stringere. Scivolo perfettamente, incollato alla pista e tenendo in maniera impeccabile la curva, dossetti e un po' di ghiaccio vengono perfettamente ammortizzate dalle ginocchia. Cambio stile, scendo classico, serpeggio largo, nessun problema. Traversone prima di un piccolo muro, ne esco in perfetta traettoria per mettermi ad uovo. Non un errore, non un'incertezza.
Sono tornato veramente in pista e mi rendo conto che per tutta la giornata, non ce ne sarà per nessuno.
Sono pronto per tutte le piste.
Risalgo, decido di farmi il prato e la esse. Piste mai provate ma che mi hanno sempre incuriosito. Vado giù perfetto, scuole sci permettendo. Risalgo su e decido di tornare verso la Valleverde. Non sapevo che fosse aperta solo la azzurra laterale, mentre il canalone era chiuso. Ma già farsi dal Pratello a piedi con gli sci in spalla non è stato entusiasmante. Opto per il fuori pista, in fin dei conti, a parte il muro iniziale, il resto, è quasi in piano. Ma mica è vero. Non essendo battuta, alla fine è stato un fuori pista inaspettato, nel quale ho dato giù anche con qualche principio di freestyle, e tutta neve fresca.
Da qui in poi, un susseguirsi di salite e ridiscese, con la grinta e quella gioia che lo sci mi da. Stavo bene, rinato, nel mio ambiente naturale, sereno e grintoso.
Pista, te me provochi e io me te scio...
Verso le 14 iniziano a montare nuvole e a scendere una leggera neve. A dire il vero, anche nella mattinata ogni tanto scendeva qualche rado fiocco che faceva tanto atmosfera. Inizio a ragionare sul da farsi, preferisco tenermi a portata della pista di rientro. Non mi preoccupano tanto nebbia e neve, quanto la scarsa visibilità che potrebbero provocare. Inizia a fare dei bei fiocchi grandi e con una rapida valutazione preferisco verso le 15 di dare termine alla giornata.
Però devo farlo alla grande.
Seggiovia, breve collegamento non battuto, e per il rientro mi dedico alla pista che usano per gli allenamenti. Inimmaginabile la neve che scendeva, ed io per giunta contro vento. Arrivo al parcheggio quasi una maschera. Tra il casco e gli occhialoni da sci uno strato di neve a congelarmi la fronte, mentre i baffetti tutti innevati e bianchi mi rassomigliavano a Messner sul K2, e la tuta con mucchietti di neve tra le pieghe e su tutta la pettorina.
Ed io euforico.
Peccato dover andare via. Mi risistemo, ripongo tutto in macchina, la lascio scaldare un po' e sotto una fitta nevicata, che mano a mano che scendevo a valle si trasformava in pioggia, riprendo la strada per Roma. Telepass, autostrada e via, sotto un bell'acquazzone.
Con il ricordo probabilmente della più bella sciata di questa stagione. Forse anche l'ultima... anche se spero di no.
Nel frattempo è ricominciata la settimana, con queste prime due giornate veramente stancanti. Da domani, forse, si lavora più rilassati.
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