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Armaduk pensaci tu!!!
è un pensiero di Gionni inserito il 05/01/2008 alle 21:30:00, nella sezione Panorama Invernale, e linkato 1913 volte.

Per scongiurare il rischio di ritrovarmi con le margherite sulle piste da sci a causa di uno scirocco nevicida previsto per i prossimi giorni, mi son deciso finalmente di inaugurare la mia stagione invernale. Ogni anno sempre più tardi, l'anno scorso a capodanno, per carenza di neve, quest'anno a befana, per contrattempi di lavoro e familiari. Se non altro, seppur non ai livelli degli ultimi 5 anni, la neve c'era e anche discreta, però non come speravo.
Vabbè dai, la neve è neve e gli sci fremono.
La partenza stamane da Roma non era delle più promettenti, tempo umido, nuvole cariche di pioggia e una temperatura un po' troppo sopra le medie stagionali e in lontananza, sui monti abruzzesi, primi accenni di nebbia e bufera. Ma non è un cielo grigio a scoraggiarmi, quindi carico tutta la mia attrezatura e parto.
Autostrada, casello e benzina e poi dritti verso le piste di Roccaraso Aremogna/Pratello/Pizzalto.
Si, voglio sciarmele tutte prima che un meteo bizzarro me le sciolga.

Viaggio tranquillo, vedere le cime innevate avvicinarsi mi alimentano lo spirito da discesista. Inoltre da Sulmona in poi la strada assume caratteristiche tipicamente invernali, e la voglia aumenta. Altopiano delle CinqueMiglia, quest'anno innevato come si deve, non come l'anno scorso che sembrava la tundra brulla e triste, ed eccoci piano piano raggiungere l'Aremogna.
La gente purtroppo non manca, ma fortunatamente trovare parcheggio non è un tormento, complice forse anche l'orario mattutino. Via i preparativi tecnici, messa a punto degli sci, calzata degli scarponi, guanti, casco con annessa auricolare per il telefono, occhiali da sci, skipass e siamo pronti per la grande avventura bianca.
Ah, dimenticavo il tempo a Roccaraso era altalenante. Sole e nuvole, difficile capire le caratteristiche che avrebbe preso la giornata. E diciamo che non dava nessuna premessa per quello che sarebbe accaduto dopo.
Via, si parte dal Macchione per scaldare un po' i muscoli, e visto l'affollamento sulla Pallottieri, tiro giù verso il Pizzalto, almeno con la esaposto la fila è veloce e posso andare tranquillamente sulle mie piste preferite.
La neve è buona, gambe e sci ci stanno, l'inizio mi soddisfa e mi voglio godere appieno la giornata. Ma neanche 30 minuti ed ecco la prima sorpresa... Inizia a piovere, una delle cose più fastidiose quando si scia. Pioggia che salendo di quota diventa neve, se non altro questo consola. Però mi devo fermare quasi subito per rafforzare l'equipaggiamento. In quota inizia a tirare vento ed è il caso di mettere anche il passamontagna, scelta che si rivelerà saggia anche per il futuro.
Insomma, mi continuo a sciare addosso allegramente, gustandomi una delle mie preferite, la pista 7, bella, lunga, diversificata e nel bosco. Dopo, voglio andarmene su alla Valleverde, dove ci sono piste più tecniche e minore affollamento. Me ne risalgo quindi con la Vallone, breve discesa per la sciovia delle Crete Rosse, risalita, ed ecco la prima sorpresa. Collegamento con Valleverde chiusa per problemi "meterologici". Tirava troppo vento. Vabbè, mi rifaccio il giro per la pista nel bosco, me ne risalgo con la Vallone intenzionato a fare il collegamento alto Pratelletto-Valleverde, non curandomi del vento sempre più forte (beata incoscenza) e della neve sempre più fitta e pungente. Inforco il piattello della sciovia e faticosamente e controvento mi lascio tirare su verso la cima.
Mi sentivo sull'Himalaya... caspita che freddo e che atmosfera. All'improvviso eccomi in mezzo ad un banco di nubi, neve spostata dal vento e che scende dal cielo. Insomma, una vera e propria tormenta. Tengo stretto il piattello e incrocio le dita di arrivare almeno in cima.
Come non detto. Quando la meta è oramai a vista e un solo pilone mi separa dal plateau... zac!!! La sciovia si ferma. LI MORTACCI DI EOLO!!! L'omino della stazione di arrivo, mi fa cenno di staccarmi dall'impianto, levare gli sci e salire a piedi. Indubbiamente la soluzione migliore, ma che fatica la salita con un vento che ti porta via. Mentre io arrivo su un temerario riscende lungo la pista a spazzaneve. Io mi affaccio alla casetta della sciovia per avere lumi sulla nostra sorte... e trovo ben 9 persone stipate dentro per ripararsi dal freddo. Rimango fuori, e per non venir trascinato via dal vento, mi stringo forte alla maniglia.
Mi sembrava una scena di un film. Ed è lì che tra me e me ho pensato "ARMADUK PENSACI TU!!!" Già mi vedevo i soccorsi arrivare con le slitte trainate dai cani, gli alpini, i San Bernardo con la boccetta di grappa e chi più ne ha più ne metta.
Caspita, il freddo fa brutti effetti, meglio di una canna.
Dalla casetta intanto mi fanno sapere che arriverà la Polizia a salvarci. Non era proprio la scena che mi immaginavo ma un giro in motoslitta non mi dispiace. Ringrazio Armaduk della sua intercessione.
Nel frattempo la sciovia riparte. Mah, strano, che la fanno girare a fare visto che in cima c'è la tormenta. Pochi minuti... e arriva uno sciatore. Io guardo lui esterrefatto, lui guarda me stupito e mi fa "ma chi ve l'ha fatto fare di salire qua su". Era il soccorso... Ok, i cani con le slitte erano pura fantasia, ma manco con le motoslitte ci sono venuti a prendere. Soltanto un povero poliziotto che non immaginava di trovare tutta quella gente lassù tra le nuvole.
Rapide istruzioni sul come e cosa fare e ci sistemiamo in fila indiana per scendere sci ai piedi, invocando io nuovamente Armaduk. La vedevo molto difficoltosa, il vento era talmente forte che anche in discesa bisognava racchettare o scendere a spazzaneve al contrario e la fila indiana ogni cento metri si spezzava sferzata dal vento. Insomma, i 7 minuti preventivati per tornare alle Crete Rosse sono stati molti di più, ma alla fine siamo giunti sani e salvi. Armaduk ci ha protetto e il poliziotto è stato il nostro angelo custode.
Vi descrivo la mia condizione all'arrivo al rifugio. Casco ed occhiali incrostati di neve e ghiaccio. Neve raggrumata sugli scarponi, sui lacci e sulle chiusure lampo della tuta. Tuta che a sua volta era ricoperta di un bianco velo di neve gelata. Insomma un'incrocio tra lo Yeti e un pupazzo di neve.
Ed era tutto incluso nel prezzo dello skipass. C'è gente che si fa viaggi intercontinentali per vivere avventure simili.
Tra il freddo e la fatica, vi assicuro tanta, ero oramai in riserva. Mi mangio quindi rapidamente qualcosa per riscaldarmi e riprendere le forze, e riaggancio gli sci. Adesso inizia a nevicare anche a valle, mentre il vento pare essersi calmato, forse riesco a farmi le piste della Valleverde in pace. Solito giro dal Pizzalto e dal Vallone per divertirmi e fare più piste possibili, scendo dalle Crete Rosse con la seggiovia, quasi un paradosso lo so, e mi faccio la salita con la Pallottieri. Ma arrivati in cima l'amara sorpresa. Chiuse tutte e due le Valleverde per vento e nebbia.
Evvabbè, ma allora me lo fanno apposta.
Non posso neanche fare i giri pista previsti per tornare alla macchina. Valleverde chiusa però non significa fine della sciata. Seppur sotto una nevicata sempre più insistente e un vento che ho già sperimentato, me ne risalgo sul versante Pratello, dove le piste corrono nel bosco e quindi più riparate. Almeno evito il ventaccio.
La nevicata diventa ancora più intensa ma bardato come sono non mi arreca fastidio. Un problema tecnico allo scarpone invece mi ferma. Dopo sole due piste, devo abbandonare a malincuore i campi da sci.
Con un po' di difficoltà sempre invocando l'aiuto di Armaduk, me ne scendo a valle.
Sveltamente smonto scarponi, sci e attrezzature varie e via in macchina a tutta callara, la situazione meterologica inizia a precipitare e di avventure ne avevo vissute abbastanza.
Il bello dello sci è anche questo, l'imprevedibilità. E il non fare cazzate (tralasciamo oggi va...)
Viaggio di ritorno noioso e monotono, specie dopo una giornata del genere, sotto una pioggia incessante.
Purtroppo non ho foto della giornata, e vi assicuro, molto suggestiva, perchè non era il caso/non mi andava di starmi a levare guanti e frugare nelle tasche interne della tuta per prendere il telefono.